Polo Museale Antonio Cordici
Museo
Il Museo comunale “Antonino Cordici” venne istituito il 2 gennaio 1876 per collocarvi “tutti gli oggetti d’arte pertinenti alle soppresse Corporazioni come quadri, statue ed altro… raccogliendo tutte le lapidi… racimolando tutte le monete vasi e marmi, per formar così un vero Museo ericino”. Vi confluirono infatti alcuni reperti archeologici appartenenti alle collezioni Hernandez, monete inizialmente della collezione Cordici e successivamente in possesso della famiglia Coppola e opere d’arte provenienti da chiese e monasteri. Dall’originaria collocazione nei locali attigui alla Biblioteca comunale, a partire dal 2011 il Polo Museale “A.Cordici” è stato trasferito nei nuovi e più ampi locali dell’ex convento del terz’ordine di San Francesco. E’ diviso nelle sezioni archeologica, arti decorative, delle armi, dipinti-sculture e dell’arte contemporanea. Al suo interno si trova anche uno spazio per le mostre temporanee. Il Museo Antonino Cordici di Erice racchiude in sé testimonianze attestanti la storia della Città e della sua gente attraverso i secoli; il suo patrimonio, costituito da reperti archeologici, sculture, opere d’arte, beni etno-antropologici, ci consente, infatti, di attraversare secoli di storia e comprendere questo legame indissolubile della gente con il Paese. La storia del Museo trae le sue origini dal collezionismo privato. Il primo collezionista della Città fu Antonio Cordici, a cui è intitolato il museo, grande storico vissuto nella seconda metà del sec. XVI; dopo di lui altri benemeriti cittadini seguirono il suo esempio. Cospicuo e di rilevante importanza il patrimonio museale per la rarità e la preziosità dei manufatti.Nella sezione archeologica, la più ricca, spicca una testina femminile di divinità in marmo identificata e diffusa come la testina di Venere dea della bellezza e della fecondità il cui culto attirò nell’antichità tante presenze provenienti da diverse parti del mondo; una pintadera, stampo in terracotta con incisi motivi geometrici raffiguranti un labirinto. Questi strumenti venivano usati dalle popolazioni neolitiche per imprimersi sulla pelle disegni ornamentali colorati. Si possono poi ammirare tre pannelli in maiolica. Uno raffigura lo stemma della famiglia patrizia Badalucco, gli altri due uno stemma vescovile con all’interno la scritta PAX. Prestigiosa la collezione di dipinti costituita da un centinaio di quadri di Alberto Augugliaro, pittore ericino allievo del Mirabella e del Cortegiani, un quadro in ardesia della Madonna di Custonaci dono del cavaliere Vincenzo Curatolo ed un’opera in tela denominata Noli me tangere. Sono ritratti Cristo e la Maddalena. La Maddalena in ginocchio guarda estasiata a dimostrazione del grande amore che l’aveva spinta a recarsi al Sepolcro con il vaso di aromi. L’originale è conservato a Bologna nella chiesa di santa Maria dei Servi.
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